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COSTA TEATINA. ATTACCO DEL GOVERNO AL CUORE DEL PARCO

Dura interrogazione di Rifondazione Comunista sulla legge di riforma nazionale delle aree protette.




VASTO. Non bastavano i ritardi più o meno voluti alla realizzazione del Parco della Costa Teatina, istituito con legge dello Stato - lo ricordiamo ancora una volta - nell'ormai lontano 2001; non bastava l'immobilismo delle istituzioni che - a vari livelli - hanno bloccato l'iter, impedendo anche che finalmente si occupasse della questione un commissario governativo, togliendo la realizzazione del Parco dalle mani di chi, per incapacità o per precisa volontà politica, dopo 12 anni continua a chiedere deroghe per presentare una perimetrazione che sembra non arrivare mai.
Adesso ci si mette anche il Governo nazionale; come denunciato dal segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista, Marco Fars, insieme al consigliere regionale Maurizio Acerbo, il segretario provinciale Riccardo Di Gregorio, la segretaria del circolo "Sante Petrocelli" di Vasto Maria Perrone Capano e il capogruppo in Consiglio Comunale Paola Cianci, "lo scorso 11 settembre il Senato ha approvato la dichiarazione d’urgenza per l’approvazione di un disegno di legge che mira a riformare la Legge Nazionale sulle Aree Protette. Quanto approvato in Senato - denunciano i rappresentanti di Rifondazione Comunista - prevede un regime premiale per le aree protette che autorizzeranno nel proprio territorio il maggior numero di impianti aventi un impatto ambientale. Il DDL prevede infatti che i titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza nominale superiore a 1 MW e aventi un impatto ambientale, versino un contributo all’ente di gestione dell’area protetta che subirà l’inquinamento prodotto dall’impianto".
Il pensiero degli esponenti di Rifondazione Comunista, naturalmente, è andato immediatamente alle biomasse: "Un impianto come quello citato nel DDL, sarebbe ad esempio la centrale a biomasse di Punta Penna contro la quale moltissimi cittadini si sono battuti. Mentre migliaia di cittadini si battono per difendere la nostra terra e il Parco Nazionale della Costa Teatina, a Roma vogliono trasformare tutto in una questione monetaria: l'incompatibilità degli impianti con il territorio non determinerà il divieto all'installazione, ma un pagamento che autorizza ad inquinare".
Secondo l'interpretazione dei rappresentanti di Rifondazione, quindi, verrebbe a mancare un fattore importante per la tutela ambientale; potendovi installare impianti come quello a biomasse, il senso stesso del Parco verrebbe a mancare: "Non vengono tutelati gli interessi collettivi, ma quelli dei privati titolari di impianti inquinanti che possono così comprarsi un territorio. E' di fatto la privatizzazione dell'ambiente e della salute pubblica, autorizzata dal governo a guida PD-PDL. Come hanno denunciato nei giorni scorsi anche autorevoli associazioni ambientaliste (CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia), questa riforma si basa sul rovesciamento del principio alla base dell'esistenza stessa dei Parchi Nazionali: non sarà più prevalente la tutela ambientale e il suo interesse pubblico (che, tra le altre cose, è anche sancito dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza e che il governo Letta si sta preparando a devastare) ma l'interesse privato di lobby particolari".
Per queste ragioni, l'intervento legislativo del Governo Letta viene interpretato come un vero "colpo al cuore" del Parco Nazionale della Costa Teatina, ancor prima della sua realizzazione "per la quale ci stiamo battendo ormai da 12 anni".
"Non è un caso - rimarcano da Rifondazione Comunista - che la proposta di dichiarare l'urgenza su questa nefasta riforma sia stata presentata dal senatore siciliano D'Alì. Lo stesso senatore che un anno e mezzo fa presentò la prima proposta di proroga dei termini entro i quali individuare definitivamente i confini del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è un caso nemmeno che anche quella proposta fu votata dai fautori delle larghe intese, PD, PDL e UDC. Fu quella la prima di varie proroghe che, ancora oggi, mantengono il Parco Nazionale della Costa Teatina in una sorta di limbo e ostaggio di una politica che finge la contrapposizione, ma che rappresenta e difende gli interessi di ben precise lobby".
A questo punto, anche per completezza d'informazione, sarebbe opportuno avere delucidazioni in merito dai parlamentari eletti sul territorio che appartengono ai partiti di maggioranza al Governo, che - almeno quelli del Partito Democratico - si sono sempre mostrati piuttosto sensibili sulla questione. Alcuni rappresentanti del centrodestra, come il consigliere comunale di Fratelli D'Italia, Etelwardo Sigismondi, si sono legittimamente espressi chiaramente contro l'istituzione del Parco; meno legittimo è dirsi favorevole e continuare ad osteggiarne la realizzazione o tentare opere di "depotenziamento" dello stesso Parco. Intorno alla vicenda, dopo 12 anni, sarebbe opportuno fare un minimo di chiarezza politica. Si vuole fare? Non si vuole fare? Tutte le posizioni sono legittime, purché chiare. La politica locale e nazionale da troppo tempo si sta muovendo su un terreno scivoloso fatto di troppi equivoci. E' tempo di mettere le carte sul tavolo.

[da Primo Piano Molise del 18 settembre 2013, pagina 23]

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