ATTACCO DEL GOVERNO AL PARCO DELLA COSTA TEATINA

Lo scorso 11 settembre il Senato ha approvato la dichiarazione d’urgenza per l’approvazione di un disegno di legge che mira a riformare la Legge Nazionale sulle Aree Protette. L'incompatibilità degli impianti con il territorio non determinerà il divieto all'installazione, ma un pagamento che autorizza ad inquinare.

GOLDEN LADY, ESPOSTO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

Sulla vertenza Golden Lady rimangono poi aperte una serie di questioni poco chiare. Per questo come Rifondazione Comunista ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Vasto, affinché possano essere accertate eventuali responsabilità penali nei fatti riguardanti la vertenza Golden Lady.

DISCARICA DI BUSSI: LE ISTITUZIONI SAPEVANO

Abruzzo. 1972, l’assessore del Comune di Pescara bacchetta la Montedison per l’inquinamento. Lo sconvolgente documento pubblico che prova che l’inquinamento di Bussi era noto da sempre.

Le info sulla TARES che ti occorrono

ERRI DE LUCA: "IO STO DALLA PARTE DI CHI MANIFESTA ANCHE SE NON AUTORIZZATO"

La sua dichiarazione “La Tav va sabotata” ha interessato nonché mosso la solidarietà di numerosi artisti, da Ascanio Celestini, Giulio Cavalli, Andrea Rivera. Sono trascorsi diversi giorni dal dibattito che ne è seguito. E' stata aperta una petizione a suo favore, firmata da intellettuali italiani e francesi. “Uno scrittore imputato di reato di opinione”. Cosa risponde?
La denuncia depositata dalla ditta costruttrice della Tav in Val di Susa contro di me è solo uno dei tanti atti espliciti che vogliono ammutolire il dissenso. Fa coppia con il silenzio sulle ragioni della Comunità della Valle. Finora sono riusciti perfino a non far sapere in Italia che la Francia non vuole più farla, rimandando l'apertura del suo cantiere al 2030: non è un errore di battuta, è il 2030, cioè addio TAV. Ma la protervia nostrana va avanti lo stesso e la informazione segue allineata e coperta, da brava soldatina. Essere imputato di opinione è poco, voglio essere imputato di certezza, di verità, di evidenza.

Siamo alle porte di un mese molto caldo in Italia. Attendiamo tre appuntamenti importanti: la manifestazione per la costituzione del 12 ottobre, lo sciopero del 18 e l’altra manifestazione del 19. Parteciperà? In che modo? Cosa possiamo aspettarci da queste giornate?
Starò in strada e in piazza, come mia abitudine, restando lì a vedere in faccia le persone della brava Italia. Non su un palco e da una testa di corteo,perchè da lì non le vedo e io ho bisogno di vedere le facce standoci in mezzo. Non mi aspetto granchè dalle manifestazioni pubbliche, i poteri costituiti hanno il callo alle orecchie e i prosciutti sugli occhi, ma le manifestazioni servono a chi le fa per misurare la consistenza delle proprie ragioni.

Nei giorni trascorsi si è parlato di "allarme terrorismo" da parte del procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli. Pochi giorni dopo una dichiarazione di Stefano Rodotà su una lettera di brigatisti è stata falsificata deliberatamente. In entrambi i casi c’è stata una reazione: il momento No Tav per l’accostamento che gli è stato assegnato tra nuove Br e No Tav ha risposto: "Una provocazione che respingiamo con forza”. Rodotà, invece, non ricevendo le scuse di Alfano lo ha denunciato. Cosa sta succedendo? Che idea ha di questo momento storico, da cittadino e da artista?
L'impressione buffa è che i titolari di polizia abbiano desiderio e bisogno di procurare allarme, inventandosi resurrezioni di brigate rosse, additando come segnale perfino una lettera pubblica spedita da due detenuti politici rinchiusi da molti anni, che commentano l' attualità dal loro stretto punti di osservazione. I ministri di polizia fanno carte false per suscitare un allarme fasullo, ben assecondati dagli organi di informazione. Ma tutti insieme partecipano di una seduta spiritica che evoca lo spirito del brigatismo defunto.

Ho letto sulla sua pagina facebook un tuo status, diversi giorni fa in cui parlava di mense scolastiche e di migliaia di bambini esclusi per insolvenza dei genitori. “il digiuno degli innocenti”. Questo fatto mi ha ricordato un altro grave dramma: quello dei bambini che vengono coinvolti negli sfratti. Questione che sta facendo dialogare Unione Inquilini con Save the Children. Come risponderesti, di fatto, a forme di precarietà molto gravi, come il diritto alla casa o il diritto al cibo, in un’Italia che non pensa più, non solo ai diritti dei suoi cittadini, ma soprattutto trascura quelli dei bambini?
I bambini sono esseri minuscoli ma forti, resistono bene alle intemperie, così li ricordo nella mia infanzia napoletana di dopoguerra. Ma i genitori no, quelli subiscono l' umiliazione di non poter pagare neanche una mensa scolastica, quelli si ammalano di mortificazione e di rancore.

La saluto con una domanda che ho ricevuto da parte di un suo lettore: "Sabotaggio. chi è il nemico? e domanda principale: lei riconosce il diritto di usare la violenza contro le cose o le persone durante un'azione di sabotaggio? Se nella realtà il sabotaggio richiede una bastonata questa è lecita secondo Erri?"
Durante una manifestazione non autorizzata succedono scontri. Sono dalla parte di chi manifesta anche se non autorizzato, perchè il diritto di manifestare non è merce trattabile, né a disposizione della questura. Quegli scontri succedono in seguito a divieto di pubblica assemblea, un divieto arbitrario, illecito, che nega un diritto fondamentale. Fare lo stesso una manifestazione non autorizzata ripristina la legalità.Così come tagliare una recinzione abusiva, realizzata con il pieno appoggio delle forza pubblica.

[fonte: controlacrisi.org]

DISCARICA DI BUSSI: LE ISTITUZIONI SAPEVANO

Abruzzo. 1972, l’assessore del Comune di Pescara bacchetta la Montedison per l’inquinamento. Lo sconvolgente documento pubblico che prova che l’inquinamento di Bussi era noto da sempre.




ABRUZZO. Si è sempre detto, raccontando l’inchiesta sui veleni di Bussi, che “gli enti sapevano”.
Fin dall’inizio si parlò di una riunione del 2004 con le principali istituzioni territoriali nella quale si parlò dei livelli di inquinamento delle falde acquifere e dei filtri a carbonio del depuratore che non depurava.
Ma fin dal 1997 anche altre istituzioni pubbliche erano state interessate sui livelli di guardia dell’acqua potabile visto che circolavano analisi chimiche.
Poi nei faldoni della maxi inchiesta sono stati trovati una serie di documenti interni all’Ausimont, la vecchia Montedison, che provano in maniera inconfutabile come il colosso della chimica sapesse che i veleni interrati a ridosso del paese e del fiume provocavano conseguenze sull’ambiente. 
Anche le analisi sulle acque vennero “adulterate” e contaminate per salvaguardare la fabbrica che dava lavoro e ricchezza al territorio.
Un ritornello frequente era quello di lanciare allarmi che poi cadevano nel vuoto... 
Quel che davvero non si poteva immaginare è che in questa storia di omertà e coperture fossero stati coinvolti fin dall’inizio, probabilmente da sempre, anche gli enti pubblici locali, come i Comuni, le Asl e fin da tempi molto remoti.
Il documento che ha potuto visionare PrimaDaNoi.it è stato protocollato presso il Comune di Pescara nel 1972, 41 anni fa, ed è indirizzato alla Montedison: si parla in maniera chiara dei veleni interrati nei pressi della stazione di Bussi sul Tirino e dei veleni che venivano trasportati dal fiume.
Il documento testimonia non solo la conoscenza delle istituzioni dell’immane nefandezza che stava accadendo ma anche l’incredibile oblio sceso sulla vicenda di dominio pubblico e dunque non "un segreto di Stato".

L’ASSESSORE DIMENTICATO DA SOLO CONTRO MONTEDISON: L’ARDIRE DI GIOVANNI CONTRATTI
Si chiama Giovanni Contratti e nel 1972 era assessore all’Igiene e alla Sanità del Comune di Pescara. Il 18 maggio 1972 scrive alla Montecatini Edison di Roma in via Salandra, 13.
La missiva esordisce: «ci riferiamo alla nota datata 20 aprile 1972 il cui contenuto è stato oggetto della nostra valutazione».
Dunque tra Comune di Pescara e Montedison c’era un carteggio ed era normale interloquire su vari aspetti, anche su quello dell’inquinamento in atto.
La lettera è chiara e vale la pena riportarla in gran parte.


«Prendiamo atto che i clorometani pesanti che attualmente vengono accantonati nel vostro terreno destinato alla discarica saranno immagazzinati in una serbatoio metallico, avendo poi accettato la nostra tesi relativa all’inquinamento del terreno della falda freatica, riteniamo necessario che da parte vostra si proceda al disotterramento di quanto immesso nel terreno per un più proprio collocamento del materiale inquinante all’interno del serbatoio, misura anti inquinante da cui adottata che noi condividiamo».
Senza preamboli e fronzoli Contratti arriva al punto e sa che esiste una discarica, che Montedison ha interrato, già negli anni, veleni e sa pure che la falda freatica è stata attinta dai veleni.
C’è però una trattativa in corso con Montedison che pare ammettere le proprie responsabilità, anzi vuole impegnarsi a custodire i veleni in un serbatoio metallico che doveva fungere da tomba ed evitare la dispersione nel terreno dei veleni.
L’accordo sembra essere a buon punto ma occorre «dissotterrare i veleni». Sono mai stati dissotterrati? Il serbatoio metallico di cui si parla è stato mai adottato? Quel che è certo è che la Forestale nel 2007 i veleni li ha trovati almeno in tre punti quelli poi noti come le maxidiscariche.

IL PROBLEMA DEL PIOMBO
«Per quanto concerne il problema dell’inquinamento da piombo è necessario che da parte vostra ci venga precisato se con l’impianto che state approntando verrà eliminato sia il piombo organico che quello inorganico; che ci vengano precisati inoltre i limiti massimi di contenuto in piombo presente nelle acque dopo il trattamento».
L’assessore di Pescara parla anche del piombo che evidentemente era problema già noto e anche in questo caso si fa riferimento ad un impianto che la Montedison dovrebbe approntare. Soprattutto si parla già nel 1972 di piombo presente nelle acque…

IL PROBLEMA DEL MERCURIO…
«Per l’inquinamento da mercurio, gli studi condotti dal professor Caracciolo nel dicembre 1971 hanno dimostrato la presenza di mercurio metallico nei pesci e nei capelli dell’uomo. Gli impianti che appronterete dovranno pertanto abbattere oltre che il mercurio composto anche quello metallico. Dovrete affrontare il problema del trattamento delle acque contenenti soda caustica, acido cloridrico, solventi aromatici che anch’essi inquinano le acque».
Dunque nel 1971, ben 42 anni fa, tale professor Caracciolo aveva già effettuato analisi approfondite approntando un quadro affatto tranquillizzante e venne scoperto già allora mercurio nei pesci e persino nei capelli di alcuni residenti. Se non è questa una notizia sconvolgente che avrebbe dovuto aprire uno squarcio enorme nell’opinione pubblica…
Ma nel 1971 l’Abruzzo è quello dei pastori e l’isola è troppo impegnata ad essere “felice” perché si possano affrontare simili quisquilie. Il documento parla chiaro degli impegni di Montedison e negli archivi degli enti pubblici (in quello del Comune di Pescara sicuramente) c’è il prosieguo della storia: Montedison ha mantenuto gli impegni oppure ha preferito risparmiare?

LE MATERIE PRIME ARRIVAVANO AL PORTO DI PESCARA
Era l’Abruzzo dei pastori, quello, che iniziava la sua strada verso il benessere industriale e dunque poteva permettersi persino un porto funzionale e attivo dove le navi scaricavano le materie prime per la Montedison. Materie prime velenose maneggiate con un po’ di approssimazione…
L’assessore continuava con le prescrizioni:

«al porto di Pescara poi dovrà essere realizzato un impianto pneumatico di trasporto per lo scarico della rasorite dalle navi e dovrete rendere più sicuro lo scarico della rasorite nei camion dai silos. Proprio ultimamente si è verificato un notevole spolverio di rasorite per il quale ci siamo limitati a notificare una diffida. Questa è la nostra posizione».
Firmato Giovanni Contratti.
L’incredibile di tutta questa vicenda non è tanto avere la prova incontrovertibile che l’avvelenamento della Val Pescara è cosa vecchia di cento anni o che le istituzioni della Repubblica sapevano. La cosa più incredibile è stata la totale perdita di memoria di fatti così gravi da parte della politica e dell’opinione pubblica.
Un oblio che ha avvelenato la terra ed il popolo.

[fonte: primadanoi.it]

ATTACCO DEL GOVERNO AL PARCO DELLA COSTA TEATINA




Lo scorso 11 settembre il Senato ha approvato la dichiarazione d’urgenza per l’approvazione di un disegno di legge che mira a riformare la Legge Nazionale sulle Aree Protette. Quanto approvato in Senato prevede un regime premiale per le aree protette che autorizzeranno nel proprio territorio il maggior numero di impianti aventi un impatto ambientale. Il DDL prevede infatti che i titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza nominale superiore a 1 MW e aventi un impatto ambientale, versino un contributo all’ente di gestione dell’area protetta che subirà l’inquinamento prodotto dall’impianto. Un impianto come quello citato nel DDL, sarebbe ad esempio la centrale a biomasse di Punta Penna contro la quale moltissimi cittadini si sono battuti. Mentre migliaia di cittadini si battono per difendere la nostra terra e il Parco Nazionale della Costa Teatina, a Roma vogliono trasformare tutto in una questione monetaria: l'incompatibilità degli impianti con il territorio non determinerà il divieto all'installazione, ma un pagamento che autorizza ad inquinare. Non vengono tutelati gli interessi collettivi, ma quelli dei privati titolari di impianti inquinanti che possono così comprarsi un territorio. E' di fatto la privatizzazione dell'ambiente e della salute pubblica, autorizzata dal governo a guida PD-PDL. Come hanno denunciato nei giorni scorsi anche autorevoli associazioni ambientaliste (CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia), questa riforma si basa sul rovesciamento del principio alla base dell'esistenza stessa dei Parchi Nazionali: non sarà più prevalente la tutela ambientale e il suo interesse pubblico (che, tra le altre cose, è anche sancito dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza e che il governo Letta si sta preparando a devastare) ma l'interesse privato di lobby particolari. Il Parco Nazionale della Costa Teatina, per il quale ci stiamo battendo ormai da 12 anni, viene quindi a subire un vero e proprio colpo al cuore prima ancora di vedere il completamento del suo iter istitutivo. Non è un caso che la proposta di dichiarare l'urgenza su questa nefasta riforma sia stata presentata dal senatore siciliano D'Alì.
Lo stesso senatore che un anno e mezzo fa presentò la prima proposta di proroga dei termini entro i quali individuare definitivamente i confini del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è un caso nemmeno che anche quella proposta fu votata dai fautori delle larghe intese, PD, PDL e UDC. Fu quella la prima di varie proroghe che, ancora oggi, mantengono il Parco Nazionale della Costa Teatina in una sorta di limbo e ostaggio di una politica che finge la contrapposizione, ma che rappresenta e difende gli interessi di ben precise lobby.

Marco Fars, segretario regionale PRC Abruzzo
Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC
Riccardo Di Gregorio, segretario provinciale PRC Prov. Chieti
Maria Perrone Capano, segretaria circolo PRC Vasto
Paola Cianci, capogruppo PRC consiglio comunale

COSTA TEATINA. ATTACCO DEL GOVERNO AL CUORE DEL PARCO

Dura interrogazione di Rifondazione Comunista sulla legge di riforma nazionale delle aree protette.




VASTO. Non bastavano i ritardi più o meno voluti alla realizzazione del Parco della Costa Teatina, istituito con legge dello Stato - lo ricordiamo ancora una volta - nell'ormai lontano 2001; non bastava l'immobilismo delle istituzioni che - a vari livelli - hanno bloccato l'iter, impedendo anche che finalmente si occupasse della questione un commissario governativo, togliendo la realizzazione del Parco dalle mani di chi, per incapacità o per precisa volontà politica, dopo 12 anni continua a chiedere deroghe per presentare una perimetrazione che sembra non arrivare mai.
Adesso ci si mette anche il Governo nazionale; come denunciato dal segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista, Marco Fars, insieme al consigliere regionale Maurizio Acerbo, il segretario provinciale Riccardo Di Gregorio, la segretaria del circolo "Sante Petrocelli" di Vasto Maria Perrone Capano e il capogruppo in Consiglio Comunale Paola Cianci, "lo scorso 11 settembre il Senato ha approvato la dichiarazione d’urgenza per l’approvazione di un disegno di legge che mira a riformare la Legge Nazionale sulle Aree Protette. Quanto approvato in Senato - denunciano i rappresentanti di Rifondazione Comunista - prevede un regime premiale per le aree protette che autorizzeranno nel proprio territorio il maggior numero di impianti aventi un impatto ambientale. Il DDL prevede infatti che i titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza nominale superiore a 1 MW e aventi un impatto ambientale, versino un contributo all’ente di gestione dell’area protetta che subirà l’inquinamento prodotto dall’impianto".
Il pensiero degli esponenti di Rifondazione Comunista, naturalmente, è andato immediatamente alle biomasse: "Un impianto come quello citato nel DDL, sarebbe ad esempio la centrale a biomasse di Punta Penna contro la quale moltissimi cittadini si sono battuti. Mentre migliaia di cittadini si battono per difendere la nostra terra e il Parco Nazionale della Costa Teatina, a Roma vogliono trasformare tutto in una questione monetaria: l'incompatibilità degli impianti con il territorio non determinerà il divieto all'installazione, ma un pagamento che autorizza ad inquinare".
Secondo l'interpretazione dei rappresentanti di Rifondazione, quindi, verrebbe a mancare un fattore importante per la tutela ambientale; potendovi installare impianti come quello a biomasse, il senso stesso del Parco verrebbe a mancare: "Non vengono tutelati gli interessi collettivi, ma quelli dei privati titolari di impianti inquinanti che possono così comprarsi un territorio. E' di fatto la privatizzazione dell'ambiente e della salute pubblica, autorizzata dal governo a guida PD-PDL. Come hanno denunciato nei giorni scorsi anche autorevoli associazioni ambientaliste (CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia), questa riforma si basa sul rovesciamento del principio alla base dell'esistenza stessa dei Parchi Nazionali: non sarà più prevalente la tutela ambientale e il suo interesse pubblico (che, tra le altre cose, è anche sancito dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza e che il governo Letta si sta preparando a devastare) ma l'interesse privato di lobby particolari".
Per queste ragioni, l'intervento legislativo del Governo Letta viene interpretato come un vero "colpo al cuore" del Parco Nazionale della Costa Teatina, ancor prima della sua realizzazione "per la quale ci stiamo battendo ormai da 12 anni".
"Non è un caso - rimarcano da Rifondazione Comunista - che la proposta di dichiarare l'urgenza su questa nefasta riforma sia stata presentata dal senatore siciliano D'Alì. Lo stesso senatore che un anno e mezzo fa presentò la prima proposta di proroga dei termini entro i quali individuare definitivamente i confini del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è un caso nemmeno che anche quella proposta fu votata dai fautori delle larghe intese, PD, PDL e UDC. Fu quella la prima di varie proroghe che, ancora oggi, mantengono il Parco Nazionale della Costa Teatina in una sorta di limbo e ostaggio di una politica che finge la contrapposizione, ma che rappresenta e difende gli interessi di ben precise lobby".
A questo punto, anche per completezza d'informazione, sarebbe opportuno avere delucidazioni in merito dai parlamentari eletti sul territorio che appartengono ai partiti di maggioranza al Governo, che - almeno quelli del Partito Democratico - si sono sempre mostrati piuttosto sensibili sulla questione. Alcuni rappresentanti del centrodestra, come il consigliere comunale di Fratelli D'Italia, Etelwardo Sigismondi, si sono legittimamente espressi chiaramente contro l'istituzione del Parco; meno legittimo è dirsi favorevole e continuare ad osteggiarne la realizzazione o tentare opere di "depotenziamento" dello stesso Parco. Intorno alla vicenda, dopo 12 anni, sarebbe opportuno fare un minimo di chiarezza politica. Si vuole fare? Non si vuole fare? Tutte le posizioni sono legittime, purché chiare. La politica locale e nazionale da troppo tempo si sta muovendo su un terreno scivoloso fatto di troppi equivoci. E' tempo di mettere le carte sul tavolo.

[da Primo Piano Molise del 18 settembre 2013, pagina 23]

GOLDEN LADY, ESPOSTO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA


La vicenda Golden Lady oltre che drammatica è scandalosa. Per questo presenteremo un esposto alla procura di Vasto sulle ombre che hanno contrassegnato la tentata e fallita riconversione.
Al dramma è scarsamente sensibile il Ministero che per l’ennesima volta ha rinviato l’incontro previsto. Non è la prima volta, infatti, che il ministero comunica l’annullamento di un incontro, con una leggerezza tale che sembra non si renda conto che in ballo c’è il futuro di centinaia di famiglie. Una leggerezza riscontrata anche nell’ultimo verbale, pieno di imprecisioni.
Sulla vertenza Golden Lady le parole di solidarietà, se non seguite da fatti concreti, risultano parole di circostanza e vuote. Occorre rimettere in campo un processo di riconversione che veda coinvolta la Golden Lady come prima responsabile della sofferenza delle lavoratrici e dei lavoratori, oggi, senza lavoro. Perché, in primo luogo, se la Golden Lady non avesse deciso di guadagnare di più e più velocemente spostando le produzioni in Serbia, oggi ci sarebbero 382 disoccupati in meno, nel nostro territorio.
Ma poi ci sono responsabilità politiche a più livelli, a partire dalla Regione Abruzzo che per troppo tempo è rimasta alla finestra. Il presidente Gianni Chiodi solo pochi giorni fa, in occasione della commemorazione dell’on. Remo Gaspari, il “re delle raccomandazioni”, come amava egli stesso definirsi, ha speso qualche parola sulla vicenda. Parole tanto doverose, visto che si trovava a Gissi, quanto vuote ed inutili perché non accompagnate da fatti concreti. Anzi, in più di un’occasione Chiodi ha avuto l’ardire di snobbare lavoratori licenziati, facendo notare la sua sistematica assenza in Val Sinello.
Sulla vertenza Golden Lady rimangono poi aperte una serie di questioni poco chiare: dalle modalità di affidamento della riconversione Golden Lady a società evidentemente inaffidabili come Silda e New Trade, fino ai 2,5 milioni di euro circa che Golden Lady avrebbe versato a Silda. Per questo come Rifondazione Comunista presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica di Vasto, affinché possano essere accertate eventuali responsabilità penali nei fatti riguardanti la vertenza Golden Lady.
Nel frattempo, come dall’inizio della vicenda, rimaniamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori (ex) Golden Lady, costretti a lottare da troppo tempo per un loro sacrosanto diritto: un lavoro dignitoso.

Marco Fars, Segretario regionale PRC Abruzzo
Riccardo Di Gregorio, Segretario provinciale PRC Chieti
Carmine Tomeo, Responsabile Lavoro PRC Abruzzo

GOLDEN LADY, LA FABBRICA CHE FALLI' DUE VOLTE

di Alessio Di Florio

Quattrocento operai abbandonati per delocalizzare in Serbia. E traditi da una riconversione ormai fallita

La Golden Lady di Gissi è stata considerata per decenni una delle eccellenze dell'industria abruzzese, una fabbrica dell'alta moda italiana, ma oggi è senza più futuro in Abruzzo.  Dopo aver prodotto per anni, il proprietario Nerino Grassi negli anni scorsi cominciò a seminare dubbi sulle prospettive future dell'impianto, facendo balenare sempre più  l'ipotesi (mese dopo mese sempre meno ipotesi e sempre più realtà) di una delocalizzazione in Serbia. Come poi è accaduto. Il 25 novembre 2011, durante il periodo di cassintegrazione degli operai e delle operaie e mentre si era aperto solo da due mesi un tavolo nazionale per la crisi "Golden Lady", Nerino Grassi  sgombera lo stabilimento da ogni macchinario e se ne vola in Serbia, dove decide di aprire lo stabilimento che sostituirà quello chiuso a Gissi. Nerino Grassi non chiude per la crisi, se ne va con un'azienda ben florida e dai conti solidi, perché in Serbia i salari e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sono a livelli molto più bassi. Iniziano mesi difficilissimi e duri per gli ex operai e le ex operaie Golden Lady, mesi di proteste, sit in, lotta, ma anche timori e delusioni. A maggio 2012 sembra, finalmente, arrivare la notizia tanto attesa: la riconversione ci sarà. 250 lavoratori verranno riassunti dalla Silda SpA(che produce calzature) e 115 dalla New Trade(tessile). In un periodo di durissima crisi economica, e con la disoccupazione che aumenta esponenzialmente mese dopo mese, la vicenda della ex Golden Lady appare un raggio di speranza per tantissimi, appare la dimostrazione che è possibile non arrendersi al corso degli eventi: è possibile tutelare il lavoro di centinaia di persone. Appare appunto.
Nei primi dieci giorni di luglio la New Trade invia delle lettere di licenziamento dove, in anticipo rispetto ai tempi previsti (10 giorni, mentre il "periodo di prova" doveva durare 3 volte più, documenta una lavoratrice), viene comunicato il non superamento del "periodo di prova" e, quindi, il licenziamento. La speranza ancora una volta viene nuovamente sostituita da timori e incertezze. L'arrivo dell'autunno fa vacillare ogni residua speranza, e la speranza per la riconversione diventa definitivamente rabbia, indignazione e delusione per quello che comincia ad apparire come il "secondo fallimento". Il Corpo Forestale dello Stato effettua un sequestro preventivo nello stabilimento della New Trade per carenze dell'autorizzazione. Recentemente il Corpo Forestale dello Stato è tornato nello stabilimento. Ed è notizia delle scorse settimane che la DDA di Firenze sta indagando sui fratelli Nicola e Franco Cozzolino, ipotizzando i reati di traffici illeciti di rifiuti plastici e abiti usati verso Cina e Tunisia. Secondo le indagini (condotte dal Corpo Forestale dello Stato su mandato della DDA di Firenze) gli abiti  venivano rivenduti senza trattamenti igienico-sanitari in Africa, ma anche nei mercatini "vintage" italiani. Un'inchiesta ad ampio raggio che ha coinvolto decine di persone e ditte di varie parti d'Italia, nell'ambito della quale la DDA ha ipotizzato a carico di altri indagati anche "attività di usura ed estorsione", e sulla quale la stampa fiorentina riferisce aleggi l'ombra della camorra, con "base ad Ercolano".
La "Legge di stabilità", votata in Parlamento nel dicembre 2012 dalla maggioranza che sosteneva il Governo Monti, cancella la possibilità della "formazione on the job"(cioè una formazione che accompagna la produzione) per i neodipendenti della Silda Invest, l'altra industria coinvolta nella riconversione. La fine anticipata della legislatura impedisce ogni possibilità di reintegrare il fondo per questa formazione. In pochi mesi la situazione torna drammatica e al punto di partenza della vertenza. Per gli ex operai e le ex operaie Golden Lady nessuna prospettiva appare all'orizzonte. Nelle ultime settimane un durissimo scontro ha visto da una parte la Silda Invest e dall'altra le dipendenti, che reclamano mesi di stipendi arretrati, da alcune settimane in presidio permanente davanti lo stabilimento per impedire che la Silda Invest porti via (come ha tentato varie volte di fare, anche con un blitz notturno fermato dal presidio con determinazione e frapponendo anche i propri corpi tra gli ingressi e il furgone della ditta) materiali e prodotti, fino a quando non saranno pagati gli arretrati loro dovuti. Il 18 luglio arriva al presidio permanente il proprietario della MacSenior, azienda di Montecosaro Scalo (provincia di Macerata) che ha fornito oltre 700mila di macchinari alla Silda, con la notizia che la Silda Invest non ha mai liquidato quanto dovuto per l'acquisto dei macchinari, che quindi sono ancora formalmente di sua proprietà, e chiedendo alle forze dell'ordine presenti che non escano "per nessun motivo" dallo stabilimento. Il 25 luglio, dopo aver disposto un accurato sopralluogo, il Tribunale di Vasto ha disposto un sequestro conservativo e "la conservazione dei beni e dei luoghi". La Silda Invest, anche tramite la garanzia di una fidejussione, ha annunciato che liquiderà ogni spettanza arretrata entro il 15 settembre gradualmente, ma il 31 luglio la prima tranche di pagamenti (relativa agli stipendi di maggio, giugno e luglio) non è stata versata ai lavoratori. E nelle stesse ore arriva la notizia che nei mesi scorsi la Silda non ha effettuato "il versamento della contribuzione relativa al primo trimestre 2013" (parole testualmente riportate dalla lettera che il fondo pensione Previmoda ha inviato alle ex e agli ex dipendenti della Silda Invest). Il 1° Agosto in un'infuocata assemblea davanti lo stabilimento i sindacati hanno annunciato che chiederanno istanza di fallimento ed a breve verrà presentato un esposto alla Procura.
Le operaie e gli operai attendono, senza mai abbassare la guardia e rimanendo in presidio permanente fino a quando non avranno nuove prospettive e non si garantirà alla ex Golden Lady una vera e reale riconversione, che non crolli in pochi mesi come accaduto con il fallimento della riconversione New Trade-Silda Invest.

[da Contropiano.org]

DECRETO “TAGLIA PRECARI”: STORIA DI UN LICENZIAMENTO DI MASSA ANNUNCIATO?

Il decreto approvato nei giorni scorsi dal governo Letta, riguarderà quasi 200.000 lavoratori in tutta Italia. Oltre 3.000 in Abruzzo. Ma nei bandi solo il 50% dei posti di lavoro sarà destinato al personale attualmente precario. E sono esclusi i lavoratori atipici e interinali.

Quello che il governo Letta chiama “stabilizzazione dei precari” potrebbe risolversi in un licenziamento di massa dei dipendenti precari della pubblica amministrazione. Il decreto approvato  nei giorni scorsi dal governo a trazione PD-PDL, riguarderà quasi 200.000 lavoratori in tutta Italia. In Abruzzo, saranno interessati dal decreto “taglia precari” (come sarebbe più corretto chiamarlo) oltre 3.000 lavoratori.
In sostanza il decreto del governo Letta impone che nel 2014 solo il 40% del personale che va in pensione potrà essere sostituito. Percentuale che sale a solo il 50% nel 2015 ed al 100% nel 2016. Ma nei bandi che potranno essere previsti nel corso del triennio, solo il 50% dei posti di lavoro potranno essere assegnati al personale attualmente precario. Se consideriamo che il decreto si riferisce a lavoratori con 3 anni di contratto a tempo determinato negli ultimi 5 anni, con esclusione di altre forme atipiche ed ancora più precarie come esternalizzati e interinali, si capisce subito che a ad essere stabilizzata sarà una parte molto esigua degli attuali precari.
Parliamo di personale che lavora in condizioni precarie nella pubblica amministrazione da molti anni. Si tratta di lavoratori che sono stati impiegati con le medesime mansioni dei loro colleghi con contratti a tempo indeterminato, impiegati negli stessi luoghi di lavoro, sottoposti agli stessi dirigenti. Viene da immaginare che questi lavoratori precari, se sono andati bene per anni, dovrebbero essere stabilizzati; se non andavano bene, qualche responsabilità l’avranno i dirigenti. Che senso ha, allora, determinare per decreto un licenziamento di massa dei lavoratori precari, per sostituirli parzialmente attraverso un «percorso parziale di inserimento altamente selettivo», come ha dichiarato il presidente Letta?
L’unica risposta plausibile è data dalla constatazione che il governo Letta si muove in piena continuità con quello Monti. Entrambi sostenuti da PD e PDL; entrambi rispondenti non ai bisogni delle persone in carne ed ossa, ma alle volontà della cosiddetta Troika finanziaria. Quella, per intenderci, che costringe la Grecia ai licenziamenti di massa senza salvarla, ma aggravandone la situazione.
A pagare questa politica di massacro sociale saranno non solo i lavoratori precari della pubblica amministrazione, ma tutti i cittadini. I precari che verranno licenziati sono infatti impiegati nella maggioranza dei casi in servizi essenziali, quali la sanità e l’istruzione. In questi due settori è impiegata la metà del personale precario della pubblica amministrazione abruzzese. Che ne sarà di quei servizi, già sofferenti, spesso inefficienti e con carenza di personale, come chiunque personalmente ha sicuramente constatato recandosi in un qualunque ospedale? Il governo Letta a guida PD-PDL non risponde; il governo Letta risponde alla Troika.

Marco Fars , segretario regionale PRC Abruzzo
Carmine Tomeo, responsabile Lavoro PRC Abruzzo