BIOMASSE A PUNTA PENNA. LA MOBILITAZIONE CONTINUA NONOSTANTE IL TAR.
Il Partito della Rifondazione Comunista prende atto della sentenza
del TAR di Pescara in merito alla costruzione della centrale a biomasse
promossa dalla società Istonia Energy a Punta Penna. Tra le varie
motivazioni che hanno determinato la bocciatura del ricorso presentato
da WWF e ad adiuvandum dal Comune di Vasto, c’è la considerazione per la
quale la valutazione d’incidenza non sarebbe necessaria per il progetto
di centrale a biomasse a Punta Penna. Secondo il Tar di Pescara, la
normativa farebbe “riferimento ad un intervento da ubicarsi all’interno
del SIC e non per quelli che sono progettati all’esterno”.
Ci permettiamo di far notare come il Tar di Pescara ricavi dalla lettura della normativa una considerazione assolutamente singolare,
visto che la stessa normativa di riferimento specifica che la
valutazione d’incidenza deve essere presentata anche per “interventi non
direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di
conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel
sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso,
singolarmente o congiuntamente ad altri interventi”. È proprio su queste
basi, stabilite all’art.5 del DPR 357/1997 che qualunque Regione
italiana, e la stessa Regione Abruzzo, nel fornire indicazioni e linee
guida per effettuare la valutazione d’incidenza, stabilisce in maniera
inequivocabile che essa si applica anche agli interventi che “pur sviluppandosi all'esterno,
possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei
valori naturali tutelati nel sito”. Su queste stesse basi si sono
peraltro già pronunciati la Corte di Giustizia Europea (CGE, II, 10
gennaio 2006 n. 98; id., 29 gennaio 2004 n. 209) ed il Consiglio di
Stato (Cons. Stato, IV, 22 luglio 2005, n. 3917).
Riteniamo quindi ci siano elementi perché anche il Comune di Vasto prosegua nella una ferma opposizione al progetto di centrale a biomasse a Punta Penna, in coerenza con quanto deliberato nei mesi scorsi. Da parte sua, il PRC proseguirà nella difesa della Riserva di Punta Aderci e del territorio vastese,
insieme alle forze politiche, alle associazioni ed ai cittadini con i
quali finora ha condiviso battaglie per la tutela della salute dei
cittadini e dell’ambiente. Il PRC continuerà perciò a mobilitarsi
per impedire la realizzazione di nuovi insediamenti pericolosi ed
insalubri, utili solo ad accrescere i profitti dei proponenti.
PRC Abruzzo, la segreteria regionale
PRC Vasto, il direttivo di circolo
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APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL MONDO DELLA CULTURA
La gestione dell’ordine pubblico nei giorni del G8 genovese del luglio del 2001, rappresenta una ferita ancora oggi aperta nella storia recente della repubblica italiana.
Dieci anni dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, la “macelleria messicana” avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e dalle violenze e dai pestaggi nelle strade genovesi, non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l’ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”, il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, “devastazione e saccheggio”, che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco.
Un reato concepito nel chiaro intento, tutto politico, di perseguire chi si opponeva al regime fascista. Oggi viene utilizzato ipotizzando una “compartecipazione psichica”, anche quando non sussiste associazione vera e propria tra le persone imputate. In questo modo si lascia alla completa discrezionalità politica degli inquirenti e dei giudici il compito di decidere se applicarlo o meno.
E’ inaccettabile che, a ottant’anni di distanza, questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001.
Non possiamo permettere che dopo dieci anni Genova finisca così, per questo facciamo appello al mondo della cultura, dello spettacolo, ai cittadini e alla società civile a far sentire la propria voce firmando questo appello che chiede l’annullamento della condanna per devastazione e saccheggio per tutti gli imputati e le imputate.
Per una battaglia che riguarda la libertà di tutte e tutti.
Per firmare l'appello visitate il sito: http://www.10x100.it/?page_id=19