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Paolo Ferrero risponde a Diego Novelli: Minoritari? No, vogliamo unire le forze della sinistra

Devo a Novelli due rassicurazioni (leggi qui l'articolo apparso ieri su il Manifesto). La prima è che vorrei governare. Avendolo già fatto, vorrei però evitare di governare su un indirizzo sbagliato: non serve a difendere i più deboli e sfascia la sinistra. Vorrei al contrario governare per fare cose utili. Ad esempio una radicale redistribuzione del reddito e del lavoro, un intervento pubblico che tagli armamenti e grandi opere come la TAV per dar vita in forma partecipata ad una riconversione ambientale dell’economia, allo sviluppo dei beni comuni. Ad esempio una azione netta contro la speculazione finanziaria a partire dalla pubblicizzazione del credito e dalla messa fuorilegge dei derivati.

In secondo luogo vorrei rassicurare Novelli che faccio politica per cambiare il mondo qui ed ora. Per questo trovo sbagliato riproporre acriticamente strade già battute e già fallite. Avanzare senza fare i conti con la realtà mi pare il segno di una certa mentalità metafisica, un po’ religiosa….

Per questo ritengo sia necessario oggi porsi l’obiettivo di unire tutte le forze che si oppongono da sinistra al governo Monti: politiche, sociali, culturali. In questa crisi che scombussola tutto abbiamo bisogno di ricostruire un punto di vista ed un punto di riferimento chiaro. La nostra gente è oggi spaventata e disorientata, si sente sola ed impotente, per metà non va a votare. L’unità è quindi funzionale a ridare una speranza, a riattivare forze, energie, intelligenze. L’unità è un punto di partenza, come ci insegnano i francesi con il Front de Gauche. Io penso che le politiche del governo Monti siano contrarie agli interessi della maggioranza della popolazione italiana. L’unità delle forze della sinistra ci permetterebbe di partire dalla credibilità di un 20% per porci l’obiettivo di allargare di molto il consenso. Per aggregare la maggioranza della popolazione occorre demistificare le balle che ci raccontano a reti unificate sulla crisi economica, occorre delineare un programma chiaro, praticabile ed unificante, occorre contribuire ad organizzare le lotte e le pratiche sociali che rivendichino ed anticipino questi cambiamenti. La costruzione di un autonomo spazio pubblico della sinistra antiliberista, è oggi la condizione per aggregare la maggioranza della popolazione. Syriza in Grecia è li a dimostrarlo.

A partire dall’autonomia della sinistra è necessario aprire il dialogo con gli altri. Prima occorre costruire la sinistra, altrimenti non vi è dialogo ma annessione. Il nodo è se la qualità delle alleanze – come l’attività di governo – rafforzano la nostra gente o le forze che diciamo di voler combattere. Il governo Monti rafforza strategicamente i nostri avversari, per questo l’opposizione a Monti è costituente dell’alternativa e di qualunque percorso politico a sinistra.

In altri termini, penso che la politica non consista nell’adattamento ai rapporti di forza e all’ideologia dominante ma nel lavoro per modificare la realtà e la sua rappresentazione simbolica. Come ha fatto il Partito Comunista Italiano, che non verrà ricordato per gli anni del governo di unità nazionale ma per la gigantesca trasformazione sociale, politica e culturale che – dall’opposizione – ha contribuito a determinare nel secondo dopoguerra. Erano minoritari perché non erano al governo? Non credo proprio. Minoritario è chi non osa guardare negli occhi il signore, non chi lo saluta senza togliersi il cappello.


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