La ripresa economica? Da
rimandare a data da destinarsi e per l’Abruzzo un miraggio, un’illusione
prodotta dalle recenti dichiarazioni propagandistiche della giunta regionale e
dell’assessore al Lavoro, Paolo Gatti in particolare. Le forti difficoltà economiche
abruzzesi, di cui chiunque può rendersi conto e che in tantissimi sopportano
pesantemente sulle proprie spalle, sono confermate dalle stime per il 2012 di
Unioncamere. Lo studio dell’Unione italiana delle Camere di commercio,
presentato il 3 maggio a Roma nel corso della 10^ Giornata dell’Economia, non lascia margini agli auspici di ripresa per
quest’anno. Il rapporto smentisce chiaramente l’assessore Gatti che solo un
mese fa rivendicava la «capacità dell'Abruzzo, del suo tessuto imprenditoriale
e sociale e delle sue Istituzioni, di aver saputo reagire bene» alla crisi
economica. Nell’enfasi propagandistica Gatti, esattamente un mese fa, si spinse
addirittura a disegnare «un Abruzzo capace di resistere e crescere», grazie
anche a «incentivi alla nascita di nuove
imprese». Secondo Gatti si poteva parlare dell’Abruzzo come «una delle regioni
che resistono meglio sul versante della difesa dell'occupazione». Le stime di
Unioncamere smentiscono clamorosamente le allegre previsioni di Gatti.
In realtà i dati di Confesercenti dicono che solo nel primo
trimestre 2012 hanno chiuso in Abruzzo oltre 5000 imprese. Ora l’Unione
italiana delle Camere di commercio, stima per il 2012 indicatori economici regionali con variazioni negative e peggiori della media italiana. Il
Pil della nostra regione registrerà quest’anno il decremento peggiore tra le
regioni italiane: -2%, contro una media italiana del -1,5%. D’altronde non c’è bisogno
di essere economisti per capire che quando non ci sono soldi da spendere la
ricchezza di un territorio non può certo crescere. Ed infatti le Camere di
commercio confermano anche questo dato: in Abruzzo la spesa per consumi nel
2012 è stimata in calo del 2,5% e per gli investimenti si parla di un -0,7%. Una
stima peggiore non solo della media nazionale, ma anche di quella del
Mezzogiorno. Detta senza cifre e percentuali, quest’anno gli abruzzesi avranno
da spendere meno soldi di qualunque altro cittadino italiano.
Uno scenario drammatico che
sbugiarda l’ottimismo insensato del governo regionale e che ovviamente non
potrà non avere effetti negativi sull’occupazione. Se i cittadini non hanno
soldi da spendere, le imprese non vendono e quindi non producono. Risultato? Un
2012 con migliaia di disoccupati in più: oltre 4000 persone perderanno il
lavoro secondo Unioncamere. Anche in questo caso l’Abruzzo è tra le peggiori
regioni italiane.
Insomma, se le politiche
economiche e del lavoro regionali sono programmate secondo le previsioni dell’assessore
Gatti, c’è poco da stare contenti. Ed infatti a fronte di questo dramma
economico e sociale sottolineato nel rapporto 2012 di Unioncamere, non c’è
alcuna risposta concretamente anticrisi, né da parte del governo regionale, né
da quello nazionale. Il primo praticamente assente ed incapace pure di essere
concretamente partecipe ai tavoli istituzionali per tentare di risolvere le
numerose crisi aziendali abruzzesi: ne è un esempio la latitanza regionale
nella vertenza Golden Lady di Gissi. Il secondo impegnato ad asfissiare i
cittadini con una tassazione iniqua, a tagliare la spesa pubblica e a
permettere, con la complicità di Pd, Pdl e Udc, più facilità di licenziamento e
più precarietà, mentre si avrebbe bisogno di maggiore e migliore occupazione.
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