Le principali macro-faglie sismogenetiche del Centro Appennino |
Lo sciame sismico al
quale la regione Emilia-Romagna e' sottoposta in questo periodo, fa
ricordare a molti abruzzesi il tremendo tremolio durato diversi mesi
nel 2009. La questione ci riporta immediatamente a ricapitolare la
situazione centrale italiana. Con interesse specifico del versante
adriatico. Come risaputo, l'Italia e' sottoposta a schiacciamento
continentale e non ha nessuna stabilita'. Essa e' zona quasi
interamente sismica e l'uomo tricolore dovrebbe comportarsi di
conseguenza quando opera qualsiasi trasformazione che riguardi la
penisola. Lo speriamo sempre. Cio' che in questo momento preme
sottolineare non e' fare la ramanzina ma rendere coscienti: vi e' un
aspetto che dovrebbe porre riflessione, relativamente alla questione
delle faglie sismiche che percorrono il massiccio della Majella.
Molti infatti non sanno neppure che sotto di essa passano una serie
di spaccature tettoniche. Lungi dal fare terrorismo psicologico, lo
scopo in tale caso e' fornire delle difese psicologiche che
“preparino” ad eventuali terremoti. Ma non e' solo la catena
appenninica a destare interesse, dicevamo. La zona pedemontana della
Frentania ha già avuto diversi moti, e anche la zona di fronte il
mare e' luogo di movimento. A questo si aggiunge l'elevata
telluricita' del Gargano, con un un recentissimo spostamento sismici a Lesina in data 26 Marzo 2012 di 3.5 di magnitudo e a 7km
di ipocentro. Proprio in mare, preso di mira dalle compagnie
petrolifere, tra il 1981 e il 1992 si sono avuti almeno quattro
eventi medi tra Francavilla Al Mare e Casalbordino, stimati dai 3.2M
ai 3.9M di potenza. Siamo circondati, e la cultura del “fare” e
dello “sviluppare” dovrebbe innanzitutto poggiare sulla “cultura
del terremoto”. La storicità sismica della zona e' acclarata.
Contando solo le serie a partire dal 1500, abbiamo il 1506 con forti
scosse nell' area frentana che causarono gravissimi danni fino ad
Ortona e centinaia di morti. A novembre del 1706 il più famoso sisma
della Majella. Di magnitudo 6.6 e con un migliaio di morti sulle
spalle. Di ritorno, nel 1881, un altra scossa il 10 di Settembre, che
causo' 10 morti, ripartiti con 6 a Orsogna, 2 a Lanciano e altri due
ad Ortona. Ancora una replica, nel 1933, sempre sulle faglie della
Majella, e di intensità-magnitudo di 5.7 gradi Richter. I decessi in
quel caso furono 12, di cui 2 a
Casalincontrada, 7a Lama dei Peligni e 3 a Taranta Peligna (*).
Insomma, c'è' poco da girarci attorno. La zona montana e pedemontana
lungo i costoni della Majella si sono mossi e continueranno sempre a
farlo. E come afferma il
professor Francesco Stoppa, ordinario di vulcanologia presso il
dipartimento Scienze della Terra dell'università' di Chieti, la
possibilità
che vi possano essere eventi distruttivi dipende dalla presenza di
strutture sismogenetiche (leggasi faglie sismiche) e dal tempo che la
struttura impiega per “ricaricare” l'energia. Si
deve infatti sperare che prima vi sia un terremoto, meno possa essere
la sua forza. Più
a lungo una faglia sta accumulando potenza, più la magnitudo
potrebbe essere elevata (**).
Ma cosa può fare un ente locale per limitare un danno o
proteggere i propri cittadini? Presupponendo che abbia operato nel
rispetto della legalità, dell'onesta' e dei vincoli idro-geologici e
ambientali, spetta a quest'ultimo mettere in atto il Piano di
protezione civile. Tale documento ha la funzione di predisporre delle
zone franche laddove trasbordare la popolazione in caso di qualsiasi
eventi (non solo sismico) da calamita' “naturale” e di rendere un
coordinamento gerarchico che gestisca le emergenze. Comprende le
procedure di rischio da seguire, l'attribuzione dei ruoli della
Protezione Civile e delle altre eventuali istituzioni e anche le
norme di comportamento che le persone devono adottare. Il Comune di
Vasto ha elaborato il suo piano aggiornato in data 27 Settembre 2008,
individuando le fasi operative dei vari livelli di allerta, le aree
di attesa, accoglienza e ammassamento della popolazione, gli edifici
strategici e infine le aree potenzialmente esposte ai rischi sismici,
idrogeologici,boschivi e incendiari (***). C'è' solo da auspicarsi
che qualsiasi episodio disastroso possa essere il meno catastrofico
possibile, ma deve essere ben chiara l'idea che cosi' come noi agiamo
nei confronti del territorio, cosi' con reazione uguale e contraria
esso risponderà ai nostri stimoli. La natura rivela sempre le
magagne che gli uomini pensano di perpetuare. Se Vasto avrà operato
bene a livello urbanistico lo sapremo solo dopo il risveglio della
Majella.
(**)- www.unich.it
(***)- Delibera consiglio
comunale 73/08
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