Tutti sono uguali di fronte alla
legge, ma Sevel pretende di essere più uguale degli altri. Per questo,
nonostante lo scorso 30 gennaio due lavoratori abbiano vinto la causa contro la Sevel ed il giudice abbia
ordinato all’azienda di assumere i due lavoratori a tempo indeterminato, Sevel
non permette loro di rientrare in fabbrica. Quei lavoratori, che per ora stanno
subendo un’ingiustizia per il solo fatto di aver chiesto la garanzia di un
proprio diritto, non ricevono nemmeno lo stipendio. Si sono visti riconoscere
solo un risarcimento, pure ordinato dal giudice, di sole sei mensilità.
Considerando che stiamo parlando
dei primi due dei 150 ricorrenti contro la Sevel per le stesse ragioni, l’atteggiamento
dell’azienda lascia intendere una volontà intimidatoria, per cui il
comportamento nei confronti di pochi elementi serve ad avvertire tutti gli
altri di ciò che potrebbe spettare loro: perdita del lavoro e niente stipendio.
È da notare che nella causa vinta
dai due lavoratori era stato contestato alla Sevel l’assenza di ragioni di
carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo che giustificassero
l’apposizione di un termine al contratto di lavoro. La legge in vigore, in
questi casi, è chiara: in assenza di quelle ragioni l'apposizione del termine è
priva di effetto. Guarda caso la proposta Fornero di riforma del mercato del
lavoro prevede, tra le altre cose, proprio l’abrogazione della norma che
obbliga l’azienda a dichiarare le ragioni dell’utilizzo di un contratto a
termine. Il governo Monti quindi, sta cercando di dare legittimità al
comportamento fuori legge che Fiat sta assumendo nello stabilimento Sevel.
Riteniamo di una gravità inaudita
il comportamento di Sevel che deve essere stigmatizzato anche dalle
istituzioni, attraverso una dura condanna pubblica dell’atteggiamento
intimidatorio e fuori legge dell’azienda. In tal senso è stata presentata una al presidente Gianni Chiodi dal compagno Antonio Saia.
Crediamo inoltre indispensabile che la Regione Abruzzo e la Provincia di Chieti
chiedano un incontro con la direzione della Sevel, al fine di accertare la
volontà dell’azienda di stare su un territorio nel rispetto delle leggi. Per
parte nostra continueremo a sostenere le
lotte dei lavoratori per la tutela dei loro diritti, così vergognosamente
calpestati da chi, come Fiat, delocalizza le produzioni e vorrebbe importare
condizioni di lavoro cinesi.
Marco Fars - segretario regionale Abruzzo di Rifondazione Comunista
Riccardo Di Gregorio - segretario provinciale Chieti di Rifondazione Comunista
Marco Fars - segretario regionale Abruzzo di Rifondazione Comunista
Riccardo Di Gregorio - segretario provinciale Chieti di Rifondazione Comunista
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